giovedì 28 gennaio 2010

La Chiave

“Mentre sto scrivendo queste righe, qui nella mia grotta solitaria, all’odore pungente di latte cagliato, mio unico cibo, il ricordo di quelle visioni infernali mi pare talmente irreale da sembrare il delirio di un povero pazzo.
Ma io ho vissuto tutto questo, ne sono testimonianza i segni sul mio corpo, che di giorno in giorno cambiano colore e si muovono sulla mia pelle come orridi serpenti.”

“Quel luogo esiste. Alcuni lo chiamano Inferno, altri Ade, Gehenna o Amentet. Io l’ho conosciuto sotto il nome di Kalka.
Là dimora la Dea Demone Kalika, che mi ha strappato il cuore dal petto e l’ha deposto in un’urna di cristallo.
Sia messa alla prova l’arguzia d’uomo, poiché affermo che ogni creatura umana può, se è tanto sconsiderata di volerlo, entrare nell’inferno di Kalka.
Occorrerà trovare la Porta, poiché ogni generazione ha a disposizione varie porte, ma è una quella che consente l’ingresso.
La chiave per aprire la Porta è il desiderio senza bramosia.”

“Che l’Altissimo mi perdoni per aver rivelato segreti capaci di sprofondare l’intera Umanità nelle grinfie di Satana. Ma se è stato permesso che potessi entrare in Kalka, forse già da tempo non ho diritto ad alcun perdono, e la mia anima è irrimediabilmente perduta.
Quando ciò mi sarà chiaro mi allontanerò da Dio e dagli uomini, e donerò ciò che resta, la mia Carne, a colei che è depositaria di ogni magnificenza, la mia Dea Kalika, Signora di Kalka.”

(Fildor)

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