giovedì 29 aprile 2010

La prima volta

Alle volte si scrivono cose che rimangono nel tempo, a cui non dici mai "non ti ho scritto io", cose che vorresti riscrivere oggi e che sai che le riscriveresti allo stesso modo

Prima pagina di taccuino

di Radaaria
lunedì 31 maggio 2004

L'eccitazione è quella della prima volta...

il primo quaderno, lo sfogli e ne senti la superficie con le dita, non ha segni,

è liscio e immagini quando sotto le dita sentirai i delicati solchi lasciati dal passaggio della tua mano ad incuneare... segni.



Come la prima volta con un nuovo schiavo.

Ed ogni volta è sempre come la prima volta.

Ed ogni volta è sempre diverso.

Lo sguardo che dice cose diverse e sempre uguali: "cosa mi vuoi fare?" "devo avere paura?" "posso stare tranquillo e lasciarmi andare?"

e il controllo che ancora mantiene odora di adrenalina

e vibra nelle mie narici eccitando il sangue che comincia a scorrere più fluido e batte il ritmo della musica che sto per suonare.



Il momento prima di cominciare è esaltante, non sai ancora se la musica sarà classica o sarà dark o rock e non sai ancora se lo strumento che hai davanti ti seguirà docilmente o avrà bisogno di essere accordato.

E il momento prima di cominciare è quello che mi piace far durare di più, che siano pochi minuti che sembrano ore o addirittura giorni, lasciando l'altro a pensare "ma forse non faremo mai niente, forse non gliene frega niente", lasciando che lo sguardo di desiderio si spenga nell'orgoglio o nell'incomprensione.

Allora, quando non se lo aspetta, arriva il primo segno, ed è come acqua gettata in faccia, uno squarcio di questa dimensione che porta in quel mondo... di segni.


R

giovedì 22 aprile 2010

A Snake of June

A Snake of June (六月の蛇, Rokugatsu No Hebi)
un film del 2002 di Shinya Tsukamoto.
È stato presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2002 nel Concorso Controcorrente, ottenendo il Premio Speciale della Giuria.

"Il serpente è quello che tutte le donne hanno in corpo. Una metafora che mi attrae da sempre. Quando penso ad una donna, la immagino con un serpente che le vive dentro"
(Shinya Tsukamoto - Intervista sul manifesto, 4 settembre 2002)

"Per un lungo periodo di tempo, ogni anno quando arrivava la stagione delle piogge, continuavo a pensare con rammarico, mentre guardavo in tralice una bella ortensia, che neanche questa volta avevo girato A Snake of June. E così sono passati dieci, anzi, forse quindici anni"
(Shinya Tsukamoto - Andrea Caramanna, Expanded Cinemah, 6 settembre 2002)

Un film particolare, per chi ama e conosce il Giappone di più facile lettura, per chi ama e conosce, o è attratto da, il BDSM e il Fetish, ricco di spunti per il dialogo.

Dalla pelle umida di Rinko, la protagonista, ai suoi orgasmi liberatori, all'esposizione del suo corpo al mondo esterno, che prima sembra giudicare e poi gode sottomesso alla sua bellezza imposta, seguiamo un percorso fatto di "giochi di potere", in cui il potere si succede dall'uno all'altro dei protagonisti, in uno scambio prima non consensuale e poi ricercato e fortemente voluto dalla donna, "a snake".

Il rapporto con l'estremo, e soprattutto con la morte, porta i personaggi a scoprire la vita, attraverso l'esperienza dei propri desideri che prendono corpo, facendo crescere una consapevolezza che è il senso dell'essere, del vivere senza sconti e senza compromessi, uccidendo quel silenzio e quell'assenza di dialogo che era poi la vera non-vita.

Perché non c'è rapporto con l'altro se quest'ultimo viene forzato ad una bidimensionalità che non vuole e che non lascia spazio per vivere e per godere. Il sesso (anche solo da dietro o davanti una macchina fotografica) da perversione, voyeuristica ed esibizionistica, diventa liberazione, forzando un po' e poi aprendo le porte della comunicazione e sanando rapporti che sembravano allo stadio terminale.

Un film, infine, che lascia spazio all'immaginazione nei suoi punti più onirici, e che vuole essere un omaggio alla donna, che da oggetto diventa volutamente oggetto del desiderio, per un riscatto e un premio che è "solo" la vita.


Radaaria

venerdì 16 aprile 2010

Sebastiane e Obama

35 anni fa Derek Jarman gira un lungometraggio che dà scandalo, ma anche no.
il primo film omoerotico, Sebastiane, non viene passato a Cannes e viene fischiato a Locarno.
subito dopo però viene distribuito, in inghilterra dove è nato, con successo, di pubblico e critica.


quello che non verrà capito negli Stati Uniti, che lo bolleranno come film sessuale e lo relegheranno ai cinema porno annoiando una platea che cerca stimoli onanistici, è che quello ripreso è amore, non sesso fine a se stesso, è ricerca dell'altro in un amore omosessuale che non ha nulla di cui vergognarsi, fatto alla luce del sole e forte come l'amore del Sole stesso, quel Dio a cui Sebastiano dedica la vita, o forse più la morte.


quadri viventi, svelati, scoperti, dalla luce del sole che regala visioni e rallenta e dilata il tempo e le immagini.
prima del peccato, quel peccato che nasce proprio nel momento in cui Sebastiano non si dà all'amore di Severo ridendogli in faccia e schernendolo come impotente, ubriaco e impotente.


35 anni dopo il presidente degli Stati Uniti afroamericano Barack Obama ha ordinato agli ospedali americani di riconoscere i diritti delle coppie gay (leggi) permettendo al compagno indicato di seguire il malato dove fino ad ora non poteva.

prima o poi il sole arriva.



Radaaria