giovedì 22 aprile 2010

A Snake of June

A Snake of June (六月の蛇, Rokugatsu No Hebi)
un film del 2002 di Shinya Tsukamoto.
È stato presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2002 nel Concorso Controcorrente, ottenendo il Premio Speciale della Giuria.

"Il serpente è quello che tutte le donne hanno in corpo. Una metafora che mi attrae da sempre. Quando penso ad una donna, la immagino con un serpente che le vive dentro"
(Shinya Tsukamoto - Intervista sul manifesto, 4 settembre 2002)

"Per un lungo periodo di tempo, ogni anno quando arrivava la stagione delle piogge, continuavo a pensare con rammarico, mentre guardavo in tralice una bella ortensia, che neanche questa volta avevo girato A Snake of June. E così sono passati dieci, anzi, forse quindici anni"
(Shinya Tsukamoto - Andrea Caramanna, Expanded Cinemah, 6 settembre 2002)

Un film particolare, per chi ama e conosce il Giappone di più facile lettura, per chi ama e conosce, o è attratto da, il BDSM e il Fetish, ricco di spunti per il dialogo.

Dalla pelle umida di Rinko, la protagonista, ai suoi orgasmi liberatori, all'esposizione del suo corpo al mondo esterno, che prima sembra giudicare e poi gode sottomesso alla sua bellezza imposta, seguiamo un percorso fatto di "giochi di potere", in cui il potere si succede dall'uno all'altro dei protagonisti, in uno scambio prima non consensuale e poi ricercato e fortemente voluto dalla donna, "a snake".

Il rapporto con l'estremo, e soprattutto con la morte, porta i personaggi a scoprire la vita, attraverso l'esperienza dei propri desideri che prendono corpo, facendo crescere una consapevolezza che è il senso dell'essere, del vivere senza sconti e senza compromessi, uccidendo quel silenzio e quell'assenza di dialogo che era poi la vera non-vita.

Perché non c'è rapporto con l'altro se quest'ultimo viene forzato ad una bidimensionalità che non vuole e che non lascia spazio per vivere e per godere. Il sesso (anche solo da dietro o davanti una macchina fotografica) da perversione, voyeuristica ed esibizionistica, diventa liberazione, forzando un po' e poi aprendo le porte della comunicazione e sanando rapporti che sembravano allo stadio terminale.

Un film, infine, che lascia spazio all'immaginazione nei suoi punti più onirici, e che vuole essere un omaggio alla donna, che da oggetto diventa volutamente oggetto del desiderio, per un riscatto e un premio che è "solo" la vita.


Radaaria

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